Leishmaniosi

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  1. Staffie
     
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    Si tratta di una malattia infettiva a carattere zoonosico [malattia infettiva trasmissibile dagli animali vertebrati all’uomo e viceversa ], ad andamento generalmente cronico causata da protozoi del genere Leishmania.
    La diffusione della malattia risulta influenzata da molti fattori:

    -Ambiente- (densità dei flebotomi nelle aree endemiche, altitudine e caratteristiche geologiche del territorio, ecc.);
    -Clima- (temperatura, tasso di umidità, ecc.);
    Condizioni socio-sanitarie - (malnutrizione, incidenza nella popolazione umana di soggetti affetti da immunodeficienza acquisita, elevata concentrazione di animali infetti, randagismo, ecc.);
    Mancanza di presidi immunizzanti - (ossia vaccini) efficaci sia nell’uomo che nel cane.

    Le numerose segnalazioni degli ultimi anni di casi di leishmaniosi canina provenienti da aree tradizionalmente ritenute indenni (anche dell’Italia settentrionale), debbono portare alla conclusione che - in pratica - non esistono zone, comunemente abitate, che possano essere considerate completamente sicure. Infatti se fino al 1989 il Nord Italia era considerato praticamente indenne dalla leishmaniosi canina, oggi abbiamo dei focolai accertati in Veneto, Emilia Romagna e Piemonte ed altri probabili in Trentino e Lombardia (Natale, 2004).

    EZIOLOGIA

    Le leishmanie sono microrganismi che necessitano di un ospite intermedio costituito da un vettore ematofago, e di uno definitivo, rappresentato dall’ospite vertebrato.
    Le fasi di sviluppo dei microrganismi avvengono nelle sezioni enteriche media ed anteriore del flebotomo; il contagio è assicurato dalla puntura dell’insetto parassitato sul mammifero ospite.
    La durata del ciclo biologico del parassita nell’ospite invertebrato varia da un minimo di 4 giorni ad un massimo di 20, in relazione alle condizioni climatiche esterne.

    In Italia la tipizzazione isoenzimatica ha permesso di stabilire che il parassita responsabile delle forme di leishmaniosi umana e canina è rappresentato da Leishmania infantum.
    L. infanutm è stata inoltre isolata da altri animali, quali la volpe (che sviluppa anche una sintomatologia viscero-cutanea, simile a quella del cane) ed il ratto nero (Rattus rattus); non sembra comunque che l’occasionale presenza di tali animali nelle aree endemiche possa in qualche modo incidere consistentemente sulla diffusione urbana e suburbana della malattia.

    IL VETTORE
    Fra le circa 800 specie o sottospecie di flebotomi, 80 sono provate o sospettate di essere i vettori delle 22 specie di Leishmania che causano la malattia nell’uomo. In alcuni focolai di leishmaniosi i vettori restano sconosciuti, per cui appare evidente che altre specie saranno aggiunte alla lista .
    Mentre i maschi si nutrono di succhi vegetali, le femmine, benché sembra attualmente non siano ematofaghe (Ferroglio, 2007), pungono la cute per nutrirsi di sostanze organiche degli ospiti (determinando irritazione) e per questo hanno strutture buccali atte a perforare la pelle.
    Il pasto di sangue da parte delle femmine ematofaghe si compie generalmente durante le ore notturne, con picchi intorno alla mezzanotte ed un’ora prima del sorgere del sole; si parla anche di un picco immediatamente dopo il tramonto (Killick-Kendrick, 2002). Una singola puntura può essere indolore ma l’attacco di più flebotomi provoca quasi sempre un certo dolore. Nel sito dove è avvenuta la puntura può manifestarsi una reazione cutanea locale, pruriginosa, con formazione di una piccola papula che può persistere per alcune settimane.

    SINTOMATOLOGIA

    Nel cane la malattia si manifesta quasi esclusivamente nella forma generalizzata, detta anche «viscero-cutanea». Le forme ad esclusiva localizzazione cutanea sono rarissime ed anche in questi casi è stato possibile rinvenire i parassiti negli organi interni. Dunque la leishmaniosi canina è considerata una malattia viscerale in cui le lesioni cutanee sono una conseguenza della disseminazione del parassita.
    Nonostante la presenza dei flebotomi nel periodo maggio-ottobre, la malattia non assume un carattere di stagionalità, in relazione al lungo periodo d’incubazione che, sperimentalmente, è risultato variare da un minimo di 1 mese ad un massimo di 4 anni.
    Risultano più colpiti i cani adulti (età più frequente 3-7 anni, ma con limiti da 1 a 11 anni), senza distinzione di sesso, razza, lunghezza del pelo, che vivono in ambiente esclusivamente o prevalentemente extradomestico (il 72,4% dei cani colpiti vive in prevalenza all’aperto); il fatto che l’incidenza della patologia nei cani di piccola taglia sia molto bassa, probabilmente è proprio in relazione all’habitat strettamente domestico di questi animali (e conseguente minore possibilità di contatto con i flebotomi, soprattutto nelle ore notturne). Altresì modesta è l’incidenza nei cani anziani e questo fatto può ricondursi alla bassa longevità legata alla malattia stessa.
    Nella forma tipica cronica il quadro sintomatologico risulta abbastanza complesso ed oltremodo vario.
    Dopo il periodo d’incubazione l’infezione può decorrere, oltre che con diversi sintomi (spesso molto gravi), anche in forma asintomatica, cioè in modo silente o quasi inapparente. Comunque bisogna tenere presente che non sempre ad un quadro clinico grave e conclamato corrisponde una parassitosi altrettanto grave, così come ad un quadro silente può corrispondere una grave parassitosi; si può già comprendere come la diagnosi clinica presenti sempre delle difficoltà.

    I sintomi della malattia, inizialmente, possono essere estremamente vaghi, per poi divenire più decisi e gravi, caratterizzati soprattutto da manifestazioni a carico della cute, delle mucose e da sintomi di ordine generale.
    L’anamnesi può riferire di un lento ma progressivo dimagrimento, di una lieve o marcata disoressia (”appetito capriccioso”: può essere aumentato o diminuito, a prescindere dal dimagrimento), accompagnata a lesioni cutanee per lo più di tipo furfuraceo, e di un soggiorno più o meno prolungato dell’animale nelle aree endemiche.
    In alcuni casi può essere segnalata epistassi così come poliuria e polidipsia, queste ultime indicative di un coinvolgimento renale.

    MANIFESTAZIONI A CARICO DELLA CUTE

    Uno dei primi sintomi osservabili è una certa rarefazione del pelo che può talvolta interessare tutta la superficie corporea (ma in particolare la testa):

    Padiglioni auricolari;
    Zone intorno agli occhi (periorbitali);
    Dorso del naso;
    Collo;
    Punta dei gomiti, dei garretti e delle natiche;
    Base e punta della coda;
    Arti (soprattutto a livello di prominenze ossee).

    Col passare del tempo le zone colpite divengono più estese e, dalla semplice rarefazione, si può passare all’alopecia (o all’ipotricosi) più o meno diffusa.
    La pelle si presenta poco elastica, grigia, secca, a volte ispessita, anemica e ricoperta da squame biancastre (eczema furfuraceo).

    La dermatite furfuracea o amiantacea (dermatite secca esfoliativa), più evidente nei cani a mantello scuro, rappresenta uno dei sintomi caratteristici della malattia: generalmente non è pruriginosa e di solito si manifesta su tutta la superficie corporea, pur essendo ovviamente più evidente nelle zone alopeciche. Le squame, di natura paracheratosica, sono grosse, lamellari, bianche, secche e per lo più aderenti nella parte centrale.

    Le aree depilate eczematose possono presentare delle zone squamo-crostose, delle erosioni ed infine delle ulcere; queste, ribelli ad ogni cura locale, si presentano di forma irregolare, non molto estese ed hanno i margini piani su uno sfondo grigio-giallastro infiltrato di essudato siero-purulento. Se le ulcere interessano la cute che ricopre la cartilagine auricolare, la lasciano allo scoperto.
    La dermatosi ulcerativa può localizzarsi sulle zampe (in corrispondenza delle prominenze ossee), sui cuscinetti plantari (spesso il segno di forme recidivanti [Pizzirani, 1989]), alle narici.

    Altra lesione caratteristica e presente nella maggior parte dei casi, è la crescita abnorme delle unghie (onicogrifosi) quasi a forma di artigli, dovuta alla reazione proliferativa della matrice ungueale stimolata dalla presenza dei parassiti (paronichia).
    L’onicogrifosi, lo scadimento organico ed il suddetto peculiare segno rappresentato dalla presenza di alopecia periorbitale bilaterale (lunettes o segno degli occhiali), fanno assumere all’animale il tipico aspetto di cane vecchio.

    L’immunodepressione causata dalla leishmaniosi può favorire il sovrapporsi di qudri di rogna demodettica (rogna rossa, demodicosi) anche in cani adulti. Anzi, in caso di demodicosi in un soggetto adulto, la leishmaniosi andrebbe sempre inclusa nelle diagnosi differenziali.

    SINTOMI DI ORDINE GENERALE
    - Dimagrimento progressivo con ipotonia e ipotrofia muscolare che contrasta con l’appetito in genere conservato o capriccioso (disoressia) e che scompare del tutto solo all’ultimo stadio; il dimagrimento si accentua gradualmente fino alla cachessia;
    - Ipertrofia linfonodale che si manifesta fin dall’inizio della malattia e che risulta marcata nel periodo delle lesioni cutanee; i linfonodi esplorabili (solitamente i prescapolari sono più interessati dei poplitei, mentre i sottomandibolari sono sempre coinvolti in modo più attenuato) alla palpazione si presentano ingrossati, duri, spostabili e non dolenti; anche se è reperto molto frequente, non si presenta sempre in tutti i casi: in soggetti con sintomatologia esclusiva a carico dei reni e senza lesioni cutanee, l’adenomegalia può mancare del tutto;
    - Abbattimento generale e sonnolenza che vanno anch’essi aumentando col passare dei giorni; gli animali, verso la fine della malattia, si presentano svogliati e spossati, rimangono coricati in preda a continua sonnolenza e, se sollecitati a muoversi, lo fanno con grande sforzo camminando con estrema difficoltà anche per il dolore arrecato dalle lesioni podali.

    PROFILASSI

    L’ambiente preferito dai flebotomi è rappresentato dalle anfrattuosità del terreno, dalle crepe dei muri, dalle superfici asciutte, ma in un’atmosfera piuttosto secca e - soprattutto - senza vento. Ovviamente queste sono condizioni presenti ovunque in Italia, per cui le aree a rischio non sono facilmente delimitabili. Da ciò consegue che, a livello urbano, l’unico intervento possibile di profilassi sanitaria, è quello di mettere in atto misure igieniche generali che tendano ad impedire la costituzione di nuovi focolai dove è possibile lo sviluppo dei flebotomi (raccolte statiche di immondizie, discariche, ecc.).

    I flebotomi non sono dei grandi volatori, in particolar modo in ambiente urbano; ma nelle aree rurali possono compiere anche voli di 2 km o più.

    L’impossibilità di individuare aree circoscritte sfocia nella difficoltà d’intervenire con mezzi di lotta chimica, perché dovrebbero essere sottoposte ad interventi insetticidi intere regioni, con l’alto rischio di provocare dissesti ecologici da inquinamento ambientale, non tralasciando le ripercussioni che tali interventi avrebbero sulla salute umana e degli animali superiori in genere.

    Sarebbe una buona regola sottoporre la cuccia od il canile (habitat ideale per i flebotomi) a frequenti trattamenti insetticidi. Ma in ambito profilattico hanno un’importanza fondamentale soprattutto le sostanze da applicare direttamente sul cane, presidi che debbono avere un’azione (insetticida, repellente, anti-feeding [contro il pasto di sangue]) estremamente rapida .
    Le migliori sostanze, in questo senso, si sono rivelati i piretroidi sintetici come la deltametrina (Scalibor Protector Band® [collare]) e la permetrina (Exspot® [gocce spot-on], Advantix® [gocce spot-on, in associazione all'imidacloprid, un antipulci]), utilizzate in formulazioni spot-on, spray o come collari.

    Queste misure profilattiche rappresentano certamente accorgimenti da prendere in seria considerazione, anche se, ovviamente, non possono garantire - in maniera assoluta - il cane dalla puntura dell’insetto vettore.

    tratto da http://www.leishmania.it

    Mappa diffusione Leishamniosi in Italia riferita al 2008
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  2. staffydea
     
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    articolo interessantissimo.... anche da me c'è rischio abbastanza elevato... tra l altro il cane di un mio amico l ha presa, poverino... e si che abita in montagna! dove le zanzare non dovrebbero essere molte....
    ma allora, per prevenirla non c'è niente? nemmeno il vaccino?
     
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  3. Staffomania
     
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    Sembra che il vaccino ci sia.....ma lo tengono ancora ben nascosto.
    Poi non so se siano fonti attendibili ma questa cosa l'ho sentita da più voci.
     
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  4. staffydea
     
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    capito... speriamo che lo tirino fuori a breve!!
     
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  5. staffystar
     
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    per noi del sud Italia la parola "Leishmaniosi"e' come la parola "autovettura",una parola usata frequentemente che affligge 9 cani su 10 e con cui conviviamo da piu' di 10 anni!
    ho avuto tanti cani con la Leishmaniosi e ancora oggi ho un pit di 11 anii in piena salute!
    quando un cane viene contaggiato l'unica cura efficace e' il glucantime che si associa allo zirolic o allopurinolo per la prevenzione di reni e fegato,la cura dura solitamente 60 giorni.
    se il cane ha un valore medio/basso solitamente con 60 giorni di cura i valori vanno quasi alla normalita' e controllando il soggetto ogni 6 mesi tranite esame del sangue riesci a mantenerlo tranquillamente,tranne qualche ricaduta dove bisogna ricorrere alla cura immediatamente.
    quando i valori sono alti diventa un problema perche' spesso e volentieri va ripetuta la cura , provocando con il passare del tempo problemi agli organi interni e poi diventano guai!
    fortunatamente da un 3/4 anni uso tutto l'anno advantix e scalibor associati,in piu' disinfetto gli ambienti dove vivono con prodotti antiparassitari per esterni e spray alla citronella nel periodo estivo e posso dirvi che fortunatamente quella maledetta Leishmaniosi sembra diventata un po' meno invicibile o almeno sembra!!

    bombardateli di prodotti repellenti,almeno cerchiamo di difenderli!!
     
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  6. Staffie
     
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    Gigi ti capisco perfettamente, anche se abito a milano io sono nata e ho vissuto in puglia. Casi di leishamnia negli ambulatori veterinari sono quotidiani. Molti utilizzano il glucantime, altri si rifanno a protocolli più vecchi, una cosa è certa, le cure sono lunghe e costose e soprattutto obbligatorie!!!!!
    Il problema ormai non è solo del sud, tra qualche anno tutta l'italia risulterà zona a rischio. Dalle coste e dalle zone del sud, questa malattia si è spostata sempre più lontano nell'entroterra, solo per farvi un esempio, attualmente anche il monferrato è seriamente afflitto da questa malattia.
    Tornando al vaccino, da quel che so esiste un vaccino, si chiama Leishmune ed è stato autorizzato dal gorverno brasiliano, non viene tenuto nascosto, ma semplicemnte non ha ancora dato tutte le certezze necessarie e si aspettano ulteriori sviluppi nella sua sperimentazione.
    Questo vaccino può bloccare la trasmissione di L. infantum tra i cani vaccinati e dunque può contribuire al controllo della leishmaniosi viscerale canina.
    Speriamo che risulti tanto efficace da essere commercializzato anche in italia, per il momento puntiamo ad una prevenzione efficace con i repellenti e con le abitudini, seguiamo le linee guida dei comuni, evitiamo di far dormire i nostri cani all'aperto nel periodo estivo ed evitiamo di tenere i cani contagiati all'aperto nelle ore di massima intensità dell'attività dei papatacci.
    Il vaccino prima o poi arriverà........
     
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  7. Staffomania
     
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    Riprendo questa vecchia discussione ma sempre più attuale purtroppo per fare due domande ai più esperti.
    C'è casualità tra i cani colpiti?
    O meglio sulla base di un grosso quantitativo di cani di una sola persona, tenuti in zone a rischio, c'è chi sostiene che determinate razze siano quasi immuni dal prendere queste malattie ed altre più portate.
    Se così fosse, mi vien da pensare che ci sia un nesso genetico dato che si parla di razze, oppure può essere determinata da una questione di fragilità del singolo soggeto in quel momento? Se il parassita si comporta come la filaria, tutto ciò non riesco a capire come possa aver senso.

    Altra domanda: Se un soggetto maschio o femmina ha la leismaniosi ma ancora nessuno lo sa e vengono usati in riproduzione, i cuccioli sono in pericolo? La stessa madre? Il padre fa passare qualcosa alla prole?
    Grazie.
     
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  8. staffydea
     
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    mmmh le domande m' incuriosiscono ma aspetto risposte da chi ne sa più di me :)
     
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  9. Staffomania
     
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    Già che ci sono me ne viene in mente un'altra...
    Solo supposizioni, magari stupide (probabilmente) ma è possibile che la fragilità in un cane che contrae la leismaniosi possa magari essere legato al fattore pelle e pelo?
    Pelo lungo, corto, pelo bianco, pelo raso, pelle poco pigmentata, soggetta a problemi....
     
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  10. dux1980
     
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    ottimo post! ;)
     
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  11. Staffie
     
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    vorrei dire la mia, ma il tempo ultimamente è tiranno, spero di riuscire presto a mettere giù due righe, la discussione si fa interessante :)
     
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10 replies since 5/9/2009, 08:56   340 views
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